Non serve che vi faccia un riassunto di come e quando i videogiochi siano stati motivo di polemiche perché accusati di trasmettere un modello comportamentale scorretto: aprirei un argomento troppo vasto, e comunque potete già trovare una trattazione del tema abbastanza completa e ben strutturata su Wikipedia, tanto a livello internazionale (in inglese) che locale (in italiano). Preferirei entrare invece molto nel dettaglio su un singolo caso, quello della denigrazione televisiva (chiamiamo le cose coi loro nomi) che GTA IV, prima ancora dell'uscita, ha subito a livello italiano. La cosa a suo tempo rimbalzò su YouTube per alcuni mesi, finché non se ne perse tutti memoria (è un falso mito che solo la tv dimentica tutto e può bellamente contraddirsi: in verità lì si dimentica in un pomeriggio, su internet poco dopo che si è smesso di aggiungere parole nuove sul tema).
Domanda preliminare: quante volte avete sentito UN telegiornale italiano parlare di un videogioco? La risposta ve la do io: molte, molte poche. Ed è sempre e solo quando il gioco è oggetto di più o meno strampalate - di solito più più che meno - teorie di "influenze maligne" del medesimo su qualcuno che ha commesso un atto di violenza reale. Vorrei solo ricordare al mondo che il Tg1 è stato capace di dire che fu colpa di Call of Duty e World of Warcraft (descritto come "boschi surreali" in cui un protagonista "è chiamato a sterminare ogni forma di vita") se Breivick compì la strage di Utoya.
Beh, il caso di GTA IV esula anche da questa già poco invidiabile categoria di servizi: non gli venne scaricata addosso la colpa di qualche azione reale (in parte in un caso, ma come vedremo si rimane sempre sul vago), semplicemente lo si attaccò frontalmente nel modo più cattivo possibile sparando una serie ininterrotta di affermazioni un po' vaghe e un po' palesemente sbagliate. Furono tre i telegiornali italiani a parlare della cosa. A dare il via fu il Tg1, il 28 aprile 2008, seguito il giorno dopo da Tg2 e Studio Aperto. Perché si iniziò? Perché si sentì così tanto il bisogno di riprendere poi la cosa? Probabilmente non lo sapremo mai, ma ben poco mi importa. Una notizia va giudicata in primo luogo per la sostanza di ciò che dice, di tutto il resto si parla eventualmente dopo. E non credo che dopo la sostanza in questo caso rimarranno molte incognite.
Dato che tutto è iniziato col Tg1, non vedo perché alterare l'ordine naturale delle cose. D'altra parte, chi non ha proprio completamente smesso di farsi domande o perso il senso dell'umorismo sa bene che il notiziario della nostra rete ammiraglia non è affatto nuovo a notizie imbarazzanti; quindi non mi stupisce più di tanto che la cosa sia partita da qui. Ma non posso non restare ammirato davanti al risultato.
Questo è il video originale. Per favore, guardatelo prima di leggere quanto segue, o non credo lo apprezzerete appieno.
Da dove iniziare. Forse dall'esasperato che "gioca" davanti al trailer. Sì, mi sembra giusto dedicargli un po' di spazio. La sua prima comparsata è da 0:29 a 0:32, e già basterebbe; ma, visto che da noi in Italia si lavora davvero, c'è un secondo round a 0:43-0:49. Ora, al di là del fatto che è OVVIO che quella persona non solo non sta giocando, ma non ha mai saputo come si gioca con in mano un controller (o finge apposta di non saperlo), potete notare alcuni curiosi dettagli. In primis, che si sta giocando appunto sul trailer, lo stesso mostrato nel servizio. E la cosa non viene minimamente nascosta, anzi: a 0:43 lo si fa vedere nel modo più palese possibile, con una transizione (Niko spara - a tutto video - e improvvisamente la stessa sequenza si sposta nel tv del posseduto, continuando quasi perfettamente). Quindi, cosa si vuole dimostrare? Che chi guarda Rai1 è talmente stupido da pensare davvero che le immagini sconclusionate - TUTTE DI FILMATI - che si vedono siano una sequenza di gioco unica e lineare?! Piccola parentesi aggiuntiva - a ciò che viene detto arriviamo tra poco - su una cosa che solo chi ha buono spirito di osservazione avrà notato: non stanno neppure usando un vero controller da console, ma un pad generico di quella che sembrerebbe la Logitech, anche se si parla di PlayStation e il nero potrebbe ingannare a prima vista.
Particolare del logo, apparentemente Logitech |
Particolare dei tasti, di certo non PS3 |
Se il diavolo è nei dettagli, qui abbiamo un'intera legione demoniaca da affrontare. Perché al di là di questa patetica scenetta, che alla fine fa ridere ma non significa nulla di preciso, c'è tutto quello che viene detto. Per chiarezza, riporto integralmente il testo del servizio.
"L'ultimo arrivato nei videogiochi di successo è Niko Bellic, un veterano delle guerre balcaniche, un organizzatore del traffico di clandestini, che sbarca a Liberty City per raggiungere il cugino Roman. La città è chiaramente New York, col suo fascino metropolitano e il suo sottobosco malavitoso. Con una PlayStation si può guidare il protagonista lungo un accidentato cammino tra gang criminali e teppisti di ogni risma. Il gioco, Grand Theft Auto IV, permette di interagire per difendersi dai malvagi ma anche per compiere misfatti. La PlayStation, con i suoi pulsanti di controllo e il rumble, che vibra e trasmette emozioni, può diventare un passatempo che imbastardisce e spinge alla violenza - comprensibili dunque le critiche di educatori e famiglie. Ma ormai questa è la quarta edizione di un videogioco che dall'anno della sua comparsa - era il 1997 - ha venduto più di 70 milioni di copie.
Una testimonianza dei tempi e della forza delle nuove tecnologie che possono essere usate per qualsiasi scopo, salvo poi stracciarsi le vesti quando i giovani sono protagonisti nella vita reale di fatti orribili."
Partiamo dagli sbagli incontestabili.
- Niko non è assolutamente un organizzatore del traffico di clandestini. Anzi, si imbarca per raggiungere il cugino in America sperando in una vita migliore lontano dalla miseria e dall'ambiente violento e ostile del suo paese d'origine, quindi, delle due, proprio volendo ne è "vittima". L'unico modo in cui si poteva arrivare a questa conclusione era inventarsi da zero una trama guardando il trailer, perché nessun sito che riporti la storia commetterebbe mai un errore neanche lontanamente così stupido, che altera il senso dei personaggi e aggiunge un dettaglio tanto vuoto quanto privo di basi.
- Il "rumble, che vibra e trasmette emozioni", come viene curiosamente definito (devo desumere che ogni volta che a Borrelli suona il cellulare attraverso la tasca gli si propaghino pure emozioni fino al cervello), era una caratteristica delle vecchie PlayStation, 1 e 2. Per la pubblicazione di un controller ufficiale PS3 con anche la funzione di vibrazione (il Dualshock 3) in Europa, e quindi in Italia, bisognerà aspettare il 4 luglio 2008; diciamo che magari, vedendolo in America (lì era già uscito il 15 aprile), si sia dato per scontato che anche il nostro pubblico poteva goderne...
- Grand Theft Auto NON E' la "quarta edizione" di un bel niente, e qualunque giocatore lo sa perfettamente. Se anche vogliamo considerare i due London come semplici pack di espansione, il conto si porta lo stesso a 8 (oltre a 1, 2 e 3 ci sono infatti Vice City, San Andreas, Liberty City Stories e Vice City Stories).
- Non è chiaro come si sia arrivati a quelle "più di 70 milioni di copie". All'oggi, e sono passati quasi altri quattro anni, tutti i titoli del franchise precedenti a GTA4 hanno venduto per un totale di un po' meno di 58 milioni di copie (e alcuni, soprattutto San Andreas, non hanno mai davvero smesso di vendere, quindi all'epoca la cifra complessiva sarà stata ulteriormente inferiore almeno di un milione o due).
Ora la parte più complicata, la contestazione concettuale.
- Si è arrivati automaticamente, per un sillogismo implicito, alla conclusione che giocare un gioco violento su di una console può spingere chi lo fa a diventare a sua volta violento nella vita reale. E' una questione lunga ormai decenni; si è provato in ogni modo a dimostrare questa relazione con studi su studi, ma ancora nessuno ci è riuscito. Forse in America dovrebbero fare come in Italia: non c'è la prova scientifica? Non serve: è una cosa ovvia, no?
- Definire "edizione" un gioco completamente nuovo mi fa pensare che si creda che tutti i titoli della serie siano sempre la stessa cosa, con alcune variazioni che ne fanno appunto un'edizione, e non qualcosa di diverso. Nei giochi di oggi le "edizioni" sono eventuali ristampe o repack, mai e poi mai titoli nuovi. E' indice che chi parla è rimasto con la testa alle sale giochi degli anni '70, dove non esistevano titoli con una storia e ogni sequel - che aveva giustamente il numero dopo nel titolo - era appunto "un'edizione", cioè un gioco quasi identico al precedente e con innovazioni che non ne alteravano la struttura. Oggi si potrebbe al limite usare questa formula (creando confusione e forzandone comunque il senso) per giochi di sport, ma per un qualsiasi altro titolo significa non considerare minimamente l'importanza che rivestono la trama e il rapporto col giocatore, e ridurre il tutto al solo gameplay (dando anche per scontato che un numero in più sulla copertina significhi "gameplay dello stesso tipo dei precedenti", mentre è evidente come Grand Theft Auto 1 e 2 nulla abbiano a che spartire con la formula di gioco attuale).
Non commento neppure la conclusione, il solito temino inutile e forzato che fanno quasi tutti i nostri giornalisti televisivi alla fine dei servizi. Nulla aggiunge a quanto già detto, comunque.
Fuori "uno". Passiamo al 2 (è chiaro che il meglio lo riservo per la fine). Ed ecco anche il video.
Qui la questione è meno semplice. La partentesi sul gioco si innesta infatti alla fine di un servizio che parla d'altro, più precisamente di guerra tra gang e polizia a Chicago. Si parla di bande, e neanche in modo stupido, in fondo: si danno dati, si denuncia un problema senza fare accuse ridicole o proclami strampalati e di parte. Poi entra improvvisamente in scena un:
"(...) ma i tempi cambiano... Oggi, ad esempio, in America esce un nuovo videogioco che si chiama "Grand Theft", "Ladri di auto", quarta edizione. Qui potremmo essere in una qualsiasi metropoli americana.
Intelligente, irriverente, e ovviamente molto violento - scrive ad esempio il New York Times nella recensione di oggi di questo gioco. Il protagonista è questo signore qui, che è un veterano della guerra dei Balcani, che dall'inizio alla fine del videogioco sostanzialmente spara - spara come un matto. Questo videogioco ha venduto in 11 anni 70 milioni di copie, e probabilmente - scrive il giornale - ha anche cambiato, in peggio, il mondo delle gang di strada."
Mi sembrava strano che non ci fosse questa parte.
Ma andiamo per ordine; errori oggettivi:
- Grand theft auto è un modo di dire americano entrato nel lessico comune per dire semplicemente furto d'auto. Da traduttore, posso dire che questo arrangiamento è un bel po' forzato.
- "Quarta edizione", di nuovo. Non è la quarta, e non è una "edizione", ma un capitolo, un titolo, uno stand-alone (già che parliamo dall'America), un episodio, ... quello che vuoi, ma non un'edizione!
- Questa è la citata recensione del New York Times. Non traduco tutto per non annoiare eccessivamente, ma almeno riporto i passi presuntamente ripresi.
"Pubblicato da Rockstar Games, Grand Theft Auto IV è una violenta, intelligente, profana, amabile, riprovevole, scaltra, dalla grafica ricca e pienamente convincente opera di satira culturale nascosta sotto la maschera del divertimento."
Va bene, più o meno ci siamo riguardo la prima parte delle attribuzioni. Qui il giudizio che traspare è nel complesso ben più positivo, ma la violenza almeno viene nominata. Passiamo all'altra affermazione, quella sulla questione delle gang:
" "
Come? Non c'è nulla di neanche simile nell'articolo? Magari perché Liberty City è in realtà New York (e l'articolo ci spende un paragrafo e mezzo sul perché quella città è necessariamente New York), non "una qualsiasi metropoli americana", dove quindi non sono le gang dei ghetti la forma più diffusa di criminalità, e si incontra invece tutt'altro, come l'articolo del NYT stesso ben specifica:
"Oltre a varie famiglie criminali italiane e irlandesi, ci sono infidi gangster russi, spacciatori di crack neri, fattoni giamaicani vestiti sportivi, teppisti portoricani, un commissario corrotto di polizia, un testone di Brooklyn steroido-dipendente di nome Brucie Kibbutz e un ex soldato dell'Europa dell'est che è diventato un vezzoso metrosexual dell'Upper West Side."
- E ridaje con i 70 milioni di copie. Certo, già che copiamo il tema del servizio copiamo anche i dati, no?
Resta però ancora qualcosa da aggiungere, di non indifferente. Su un'affermazione un po' improvvisata.
- Dire che il protagonista "dall'inizio alla fine del videogioco sostanzialmente spara - spara come un matto" significa, proprio come minimo, avere visto il gioco sbagliato, e nel peggiore dei casi aver inventato come dovrebbe funzionare davvero il gameplay basandosi su dei filmati (in cui non si spara molto, in verità) e sull'idea - anch'essa vecchia di più anni di quelli che ho io - che in un gioco in cui compaiono pistole l'unico scopo sia usarle per andare dritti avanti, senza variazioni di sorta.
E' interessante vedere come lo stesso esatto gioco venga acutamente rigirato in base alle necessità: gioventù violenta e criminale? GTA4 insegna a "compiere misfatti". Le gang sparano? GTA4 insegna a sparare a tutto ciò che cammina.
Ma il meglio deve ancora iniziare, perché è in arrivo un po' di informazione come solo Studio Aperto sa fare.
Questo filmato era sparito dalla rete un po' di tempo dopo la nascita della vicenda; l'avevo ricaricato io apposta per permettervi di vederlo, ma R.T.I. (Mediaset) me l'ha bloccato. Poco male, il video era praticamente tutto fatto con le solite sequenze del trailer, è il testo che conta. Eccovelo.
" "La vita è complicata, forse qui potrebbe essere diverso." Qui è Liberty City, la città immaginaria che somiglia tanto a New York del videogioco Grand Thieft (?) Hato (???). Si sono messi in coda in tutto il mondo per accaparrarsene una copia, e l'Italia non fa eccezione. E' uscito oggi l'attesissimo capitolo del game più venduto degli ultimi anni: 70 milioni di copie fin'ora. Più venduto e più violento. Sì, perché per fare bene il tuo lavoro, per vincere insomma, devi rubare auto, stuprare, rapinare e fare al meglio qualsiasi attività criminosa. La società produttrice di questo estratto di violenza alla portata di tutti ha creato per il quarto capitolo il personaggio di Niko Bellic; e il delinquente della peggior specie, che spara ai poliziotti e va con le prostitute, arriva - ma guarda - mica dagli States, ma dalla violentissima Europa. Niko è slavo, e così anche il razzismo è servito. "E' un gioco ironico, una satira culturale" - si difendono i produttori, e persino in New York Times lo ha definito "intelligente, irresistibile, astuto". E a poco servirà il bollino che consiglia l'uso del game ai maggiori di 18 anni. In Italia non c'è normativa che ne vieti la vendita. Tutti lo possono comperare, e sognare di diventare criminali."
CHAPEAU.
Questo è il tipico caso in cui qualcosa si commenta da solo, ma qualche precisazione non si può lo stesso non fare. Saltiamo subito i "70 milioni" canonici e quant'altro di già visto; perché va da sé che più si cerca di inventare riguardo qualcosa che non si conosce, più si finisce per sparare idiozie.
All'umorismo si può rispondere solo con l'umorismo, quindi non fatemene una colpa se nelle prossime righe perderò l'aplomb che mi sono sforzato di mantenere fino ad ora in tutto il sito, e che in questa pagina ha già un po' vacillato.
"Sì, perché per fare bene il tuo lavoro, per vincere insomma, devi rubare auto, stuprare, rapinare e fare al meglio qualsiasi attività criminosa."
- Banalizzare il sistema di gioco di GTA4 al "fare al meglio qualsiasi attività criminosa" "per fare bene il tuo lavoro, per vincere insomma" è tanto ridicolo quanto sbagliato. Gli aspetti psicologici del personaggio e la componente drammatica della trama, così come la discreta dose di libero arbitrio che il gioco offre, vengono tranquillamente sostituite con l'istigazione a delinquere, che fa sempre la sua porca figura. Ciliegina sulla torta, nel gioco è MATERIALMENTE IMPOSSIBILE compiere stupri, come penso in ogni singolo gioco di questo mondo che l'umanità accetta di buon grado (di recente si è sollevata una polemica incredibile quando in una demo mostrata del nuovo Tomb Raider appariva solo il rischio teorico che Lara venisse violentata, e lì era violenza subita, non compiuta, e già di per sé ovviamente messa in luce negativa dal gioco stesso), quindi chi scrive una cosa simile con la testa è come minimo FUORI DAL SISTEMA SOLARE. O magari lo è con la coscienza.
"(...) e il delinquente della peggior specie, che spara ai poliziotti e va con le prostitute, arriva - ma guarda - mica dagli States, ma dalla violentissima Europa. Niko è slavo, e così anche il razzismo è servito."
- Per inciso, andando a guardare tutti i precedenti GTA i personaggi che "arrivano dagli States", benché di diversi gruppi etnici, sono 7 su 8 (e sto escludendo il primo GTA solo perché c'era la scelta del personaggio, e voglio tenere conto di ogni possibile dubbio, non essendo tutti i personaggi così chiari), ma facciamo finta di niente. Ancora una volta si parla di un gioco senza trama e senza eventi, con solo una costante idea di inutile violenza perpetrata tanto per e in cui si dà per scontato che ogni azione commessa sia sempre e solo negativa. Prendiamo un esempio forse più chiaro alla nostra cara Alba: Il Gladiatore, Ridley Scott. Descriviamo il film a tono:
"(...) e il protagonista, un ex-soldato che gode nello sgozzare nelle arene animali e persone senza neppure fare distinzione, tutto per il sadico divertimento di un popolo barbaro e ignorante, l'uomo che arriva ad uccidere lo stesso Imperatore, guarda caso non è di Roma. Massimo è ispanico, e così anche il razzismo è servito."
RICORDA QUALCOSA, EH?!?!?
"E a poco servirà il bollino che consiglia l'uso del game ai maggiori di 18 anni. In Italia non c'è normativa che ne vieti la vendita. Tutti lo possono comperare, e sognare di diventare criminali."
- Visto che il genere umano è notoriamente caratterizzato dal non avere una volontà propria, i ragazzi chiaramente non aspettano altro che correre nei negozi di videogiochi per apprendere una lezione di vita, e così, ovviamente, chi gioca a GTA4 è sulla strada della criminalità, con anima e cuore. Magari oggi pomeriggio aprirò un giornale e dopo aver letto della guerra civile in Siria mi vestirò da integralista rivoluzionario e comincerò a sparare con un RPG dalla finestra. O, magari, vedendo al cinema Lincoln non appena uscito dalla sala correrò da Obama per convincerlo che se non divento immediatamente il presidente degli Stati Uniti e non rettifico un nuovo emendamento anti-schiavitù la mia vita non avrà più un senso.
E, anche prendendo per buone queste premesse, trasmettere puntualmente per metà del "telegiornale" patetici servizi di gossip che incitano all'emulazione del mito della vanità inutile e del pressapochismo è chiaramente un favore al genere umano.
Chi dice una cosa simile, ma soprattutto chi ci crede, non solo parte in malafede nei confronti dei videogiochi, ma anche di chiunque possa farli, dipinto come un essere corrotto e ad essi subalterno, neanche fossero una droga che dà dipendenza fisica. Tutto questo ci porta a sua volta alla triste immagine di una società alto-medievale (della quale, devo dire, Studio Aperto è un fiero campione), mentalmente chiusa a tal punto da preferire d'ufficio il demonizzare ciò che è nuovo o semplicemente estraneo alla propria quotidianità piuttosto che provare ad accettare che il mondo in cui si è cresciuti e gli ideali che si sono imparati non sono i migliori possibili nell'universo, e che potrebbero - dico, solo potrebbero - esistere piccoli barlumi di "meglio", seppure soggettivi, seppure pacifici e tutt'altro che minacciosi per il proprio perfetto mondo cristallizzato. Bentornata, scolastica; l'Umanesimo non ci è servito a nulla, a quanto pare.
Se con questa triste pagina dell'informazione italiana non è stato toccato il fondo, poco ci manca. Simultanei attacchi stupidi, pieni di errori, faziosi, pesantemente fuorvianti, presuntuosi e completamente gratuiti a qualcosa che esula totalmente dal proprio campo di competenza (e da quello del pubblico medio); solo perché tanto "si può fare", cioè si sa che non ci saranno vere conseguenze alla cosa.
Occupare due minuti di notizie vere (e almeno potenzialmente più utili) per far arrabbiare la gente ignorante sul nulla, tanto per fare un favore a qualcuno e distogliere l'attenzione da altro, tanto per farsi belli sparlando da incompetenti ad un pubblico di amebe di qualcuno non presente e che non lo saprà mai, tanto perché non se ne dovrà mai rendere conto a nessuno, può essere solo opera di persone prive del minimo senso della decenza e completamente in mala fede, che usano le proprie capacità e i mezzi di cui dispongono per pilotare l'opinione pubblica e per demonizzare i giovani e le loro forme artistiche agli occhi di chi è disposto a credere a tutto pur di non doversi sforzare di capire nulla.
Non me ne frega niente di quali titoli di studio, trascorsi illustri o riconoscimenti queste persone possano avere avuto. Per me sono, e rimangono, degli stronzi egocentrici, esattamente come un bambino viziato che prende a calci un cane per far ridere gli altri bambini, ancora più stupidi di lui, quando la mamma non guarda.
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